I disturbi psicomportamentali sono sintomi estremamente rilevanti nell’ambito delle diverse forme di demenza. La frequenza e gravità di tali sintomi sono fortemente correlate con il carico assistenziale e riducono fortemente la qualità di vita della persona con demenza e del suo caregiver. Gli psicofarmaci sembrano avere una modesta efficacia nei confronti dei BPSD e possono portare molti effetti indesiderati; inoltre, pochi sono gli studi randomizzati controllati sul loro uso per ridurre specifici BPSD e quasi nessun psicofarmaco ha in Italia un’indicazione specifica al riguardo. Non solo, le direttive AIFA sul loro utilizzo nella demenza sono di difficile applicazione nella pratica quotidiana. Per quanto riguarda gli interventi non farmacologici, pur essendoci un generale consenso sulla loro essere l’intervento di prima scelta, vi è poca chiarezza in letteratura su quali siano le tecniche più efficaci, specie per particolari BPSD. Un enorme problema è rappresentato dal riuscire a trovare un modo in cui sia possibile istruire capillarmente gli operatori/caregiver su questo tipo di approccio.
In generale inoltre, mentre è stata prodotta un’enorme mole di studi sui determinanti biologici e anatomici dei sintomi cognitivi della demenza, i BPSD hanno ricevuto meno attenzione in letteratura e negli studi clinici, nonostante la nostra esperienza clinica ci confermi che sono i sintomi di maggiore interesse per i caregiver.
Per tali motivi si è costituito all’interno della SINDEM un Gruppo di Studio sui Disturbi Psicocomportamentali nelle demenze, che è stato recentemente approvato dal Consiglio Direttivo; fra gli obiettivi sinora proposti di questo gruppo vi sono: